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Recensione del film d’animazione “Cherished Wish”. Epitaffio per l’anniversario

di Ubaldo Riva

Quest’anno la Walt Disney Company si congratula per il suo centenario: il 16 ottobre 1923 i fratelli Walt e Roy Disney fondarono la società, che è diventata parte integrante del cinema mondiale. Il cartone animato “Cherished Wish”, realizzato in questa data significativa, doveva dimostrare tutta la forza e la potenza dei classici dell’animazione Disney, per diventare una sorta di corona che segnasse la fine della vecchia era e l’inizio di una nuova. Lo sviluppo del film è durato cinque anni; il team di “Cold Heart”, il progetto di animazione di maggior successo dello studio negli ultimi anni, è stato coinvolto nel lavoro; inoltre, come innovazione, è stato deciso di combinare la classica animazione ad acquerello e la moderna animazione al computer. Tutto lasciava presagire un successo imminente. Sembrerebbe che cosa potrebbe andare storto?

La diciassettenne Asha, protagonista della nuova storia, vive nel regno immaginario di Rosas ed è impegnata a condurre una sorta di escursioni (naturalmente accompagnate da canti e balli collettivi nella migliore tradizione disneyana) nell’ambito del programma statale di Rosas per attirare emigranti, rifugiati e altri compagni che desiderano cambiare residenza nel Paese. Perché si fa questo, vi chiederete? È molto semplice: ogni persona di età superiore ai 18 anni che vive nel regno deve esprimere un desiderio e consegnarlo all’autocrate locale e potente mago Magnifico, che una volta all’anno (o più spesso, ad esempio in onore di un evento speciale) sceglie un fortunato ed esaudisce il suo desiderio. Le ambizioni di Asha vanno ben oltre il ruolo di semplice guida, così decide di tentare la fortuna e di partecipare al concorso per il posto vacante di apprendista del re.

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